Acconsentendo a includere la produzione saggistica di Gianfranco Contini nel novero delle opere della nostra letteratura e di quella particolare branca di essa che esiste «in funzione d’altro» – per cui si può usare per il critico lo stesso cartellino che egli conia nella prefazione al meridiano di Roberto Longhi, quello di «scrittore addetto ai fatti della letteratura» –, è possibile indagare il trasformarsi in opere in sé compiute di testi sparsi che oggi conosciamo quasi soltanto nella loro forma ultima e definitiva: le eleganti edizioni che l’editore Einaudi allestisce e include nella serie “Opere di Gianfranco Contini” (al modo delle “Opere di Antonio Gramsci” e delle “Opere di Francesco De Sanctis” nate tra gli anni quaranta e i cinquanta). Generalmente Contini è recalcitrante all’idea di occuparsi del già fatto: «mi disgusta il condito, mi interessa solo il condendo», scrive a Luigi Russo nel 1942 nell’autopresentazione che accompagna il suo curriculum studiorum. Eppure, a partire dagli anni sessanta, complice il sodalizio stretto con gli amici torinesi – in particolare con Daniele Ponchiroli, il caporedattore che per una vita si prende cura dalla sua scrivania di via Biancamano di tutto ciò che di continiano passa in casa editrice – il critico accetta di ritornare sui suoi passi e di mettere in cantiere la prima raccolta sistematica di saggi, Varianti e altra linguistica (Einaudi 1970), con la quale di fatto inaugura la stagione di rimeditazione della propria produzione. Le lettere conservate nell’archivio della casa editrice (presso l’Archivio di Stato di Torino) e presso la Fondazione Ezio Franceschini di Firenze raccontano il costruirsi di questo edificio letterario, attraverso il dialogo tra gli einaudiani, un vero e proprio cenacolo di intellettuali che attorno al leggendario tavolo ovale decide molto della cultura italiana del secondo Novecento, e l’autore, che del programma europeo del catalogo Einaudi è stato uno dei nomi di punta.
Uno «scrittore addetto ai fatti della letteratura». Contini autore in Einaudi / Villano, Maria. - In: STUDI (E TESTI) ITALIANI. - ISSN 1724-3653. - STAMPA. - 40:n. 40, 2017(2018), pp. 249-260.
Uno «scrittore addetto ai fatti della letteratura». Contini autore in Einaudi
Maria Villano
2018
Abstract
Acconsentendo a includere la produzione saggistica di Gianfranco Contini nel novero delle opere della nostra letteratura e di quella particolare branca di essa che esiste «in funzione d’altro» – per cui si può usare per il critico lo stesso cartellino che egli conia nella prefazione al meridiano di Roberto Longhi, quello di «scrittore addetto ai fatti della letteratura» –, è possibile indagare il trasformarsi in opere in sé compiute di testi sparsi che oggi conosciamo quasi soltanto nella loro forma ultima e definitiva: le eleganti edizioni che l’editore Einaudi allestisce e include nella serie “Opere di Gianfranco Contini” (al modo delle “Opere di Antonio Gramsci” e delle “Opere di Francesco De Sanctis” nate tra gli anni quaranta e i cinquanta). Generalmente Contini è recalcitrante all’idea di occuparsi del già fatto: «mi disgusta il condito, mi interessa solo il condendo», scrive a Luigi Russo nel 1942 nell’autopresentazione che accompagna il suo curriculum studiorum. Eppure, a partire dagli anni sessanta, complice il sodalizio stretto con gli amici torinesi – in particolare con Daniele Ponchiroli, il caporedattore che per una vita si prende cura dalla sua scrivania di via Biancamano di tutto ciò che di continiano passa in casa editrice – il critico accetta di ritornare sui suoi passi e di mettere in cantiere la prima raccolta sistematica di saggi, Varianti e altra linguistica (Einaudi 1970), con la quale di fatto inaugura la stagione di rimeditazione della propria produzione. Le lettere conservate nell’archivio della casa editrice (presso l’Archivio di Stato di Torino) e presso la Fondazione Ezio Franceschini di Firenze raccontano il costruirsi di questo edificio letterario, attraverso il dialogo tra gli einaudiani, un vero e proprio cenacolo di intellettuali che attorno al leggendario tavolo ovale decide molto della cultura italiana del secondo Novecento, e l’autore, che del programma europeo del catalogo Einaudi è stato uno dei nomi di punta.| File | Dimensione | Formato | |
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Note: https://www.bulzoni.it/it/catalogo/dal-testo-allopera.html
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